Gli eSport sono una forma di economia?

Non sempre si accetta con facilità una nuova realtà, soprattutto se questa prescinde da quel canone di convenzionalità a cui si è di solito abituati. Per questo motivo, quando ci si rapporta ad un mondo nuovo e diverso dai propri standard, si potrebbe incorrere in quei pregiudizi che sono propri di un mondo non soltanto non compreso, ma anche non accettato per questo. Data questa necessaria premessa, negli ultimi anni si è delineata una realtà che difficilmente viene considerata come tale e che tende, invece, ad essere etichettata come semplice gioco: quella degli eSport. Prima di considerarli come una vera e propria forma di economia, c’è bisogno di capire che cosa siano effettivamente, e come si svolge il lavoro dei giocatori professionisti nel settore del videogaming.

Che cosa sono gli eSport

Chiamati anche sport elettronici, e-Sport o esport, per un semplice fattore di denominazione che nulla ha a che vedere con la natura dei giochi in questione, gli eSport sono quelle pratiche che prevedono la presenza di giocatori professionisti in un determinato settore, chiaramente organizzato ed esso stesso professionistico. Generalmente la realtà degli sport elettronici prevede un multigiocatore, che permette di gareggiare all’interno di tornei e competizioni al fine di far risultare un solo vincitore.

Ciò non esclude la presenza di eSport in assenza di multigiocatore, soprattutto per quei giochi strategici che prevedono prove a tempo, sparatutto in prima persona, obiettivi da superare o numero minimo di realtà da completare. Si coglie, dunque, fin da subito la natura di giochi che non vanno assolutamente considerati come tali, e di realtà che non possono essere identificate come semplicemente videoludiche, ma concretamente lavorative.

Il pregiudizio ha portato a considerare queste forme di lavoro e di competizione come una semplice perdita di tempo o un modo di snaturare la forma principale del lavoro, che necessità di ben altri canoni per essere realizzato. In realtà, il mondo degli sport elettronici necessita di una serie di caratteristiche che rendono i giocatori selezionabili da società, nazionalità o federazioni, al fine di farli gareggiare non soltanto in piccoli tornei, ma anche in manifestazioni nazionali e internazionali.

Gli eSport sono da considerare una forma di economia?

Date queste premesse, non si fa fatica a considerare gli sport elettronici come una sostanziale forma di economia, così come lo sono il trading, il marketing, il mondo delle valute e delle criptovalute o l’ampio contesto del gioco d’azzardo. A proposito di quest’ultimo – come sottolineato da piattaforme come e-conomy.it -, esiste la possibilità di scommettere sulle competizioni eSport, scegliendo un vincitore o una serie di avvenimenti precisi stabilite dalle piattaforme dei bookmakers.

Al di là di ciò, che comunque è concreto nel suo settore, pensare all’economia degli sport elettronici vuol dire anche considerare tutti gli investimenti dietro la formazione dei videogiocatori: dal supporto psicologico prima di ogni gara alla mobilità dei videogiocatori stessi, sempre pronti ad affrontare tornei in tutto il mondo, passando per il sempre più concreto interessamento delle realtà nazionali (la Roma, ad esempio, investe molto nei giocatori professionisti di FIFA, ingaggiandoli come veri e propri calciatori), il che dimostra come la realtà sia tutt’altro che semplice o banalizzabile in pochi termini.