Quanti tipi di whisky esistono?

Quando si parla di liquore, il whisky va al primo posto. Parliamo di un distillato a base di cereali, che in realtà ha una composizione e una realizzazione molto più complessa di quanto si pensi. E in effetti, non è un caso che circolano sul web guide e tutorial su come imparare a bere il whisky, proprio perché si tratta di un super alcolico che va apprezzato a pieno e fino in fondo. Ma prima ancora di capire come si degusta il whisky, vediamo quante tipologie esistono.

Lo scotch

Il primo tipo di whisky di cui si sente spesso parlare è lo scotch. Si tratta del distolto prodotto in Scozia e lasciato a maturare almeno 36 mesi. Precisiamo tuttavia che col termine scotch rimaniamo sul generico, in quanto a seconda della tecnica di produzione e degli ingredienti impiegati per la realizzazione esistono diverse tipologie. Tra esse vogliamo ricordare il Blended, il Single Malt, e il Grain.

Nel primo caso parliamo del whisky forse più popolare, ovvero quello realizzato usando un determinato tipo di malto selezionato con cura (tipico esempio di Blended Scotch è il Chivas). Nel secondo vaso parliamo di una tipologia di distillato che si realizza usando orzo maltato. Nel terzo e ultimo caso parliamo di un whisky realizzato con una combo di orzo e cereali vari (come ad esempio il grano.

L’Irish

Come si evince già dal nome il whisky Irish è quello prodotto in Irlanda. Ha un sapore e una consistenza differente perché diversa è la tecnica di produzione. In Irlanda si usa infatti un particolare processo di distillazione, attraverso l’utilizzo di alambicchi tradizionali, tenuti ad invecchiare almeno cinque anni. Tale processo di invecchiamento avviene all’interno di una botte, al cui interno vengono messi degli aromi ad infusione per addolcire il sapore secco del whisky. La suddivisione di tipologia di Irish è uguale a quella vista poc’anzi.

Il Bourbon

Il Bourbon è un distillato di origine americana, che prende il nome dalla contea del Kentucky omonima in cui viene prodotto. Rispetto a quelli finora esaminati, il Bourbon si ottiene miscelando tra loro cereali con il 51% di granturco. Gli altri cereali impiegati sono segale, orzo e frumento. Viene lasciato ad invecchiare almeno due anni, rigorosamente in botte di quercia bianca.

La Tennessee

Rimanendo in America, troviamo anche il Tennessee, che è forse il più famoso ed apprezzato sul mercato. Ha delle caratteristiche simile al Bourbon, se non fosse che nella tecnica di realizzazione si usa un sistema di filtrazione diverso. In pratica con il whisky Tennessee, la filtrazione avviene usando il carbone d’acero, impiegando come attrezzo il cosiddetto “Lincoln County Process”.

Il Rye

Sempre sulla falsariga del whisky Bourbon, c’è anche iI Rye ovvero un distillato americano che però è realizzato con un maggiore concentrato di segale rispetto ad altri cereali. Se all’apparenza ti sembra che questa non sia una differenza sostanziale, in realtà devi sapere che il sapore cambia di parecchio in quanto il cereale segale conferisce al distillato un tipico e caratteristico aroma caldo ed erbaceo.

Il Whisky canadese

I Whisky canadesi si differenziano dagli altri visti per la produzione. In genere si ottengono utilizzando orzo, segale e mais. Alla miscela si aggiunge anche alcol puro di barbabietola, che conferisce al distillato il sapore ancora più secco di quegli altri visti.

Il Whisky giapponese

In ultimo analizziamo anche il whisky giapponese che ricorda molto la produzione scozzese. Rispetto a quest’ultima tuttavia è un distillato molto più profumato. Anche in questo caso si distingue in whisky blended e in whisky single malt.

Ad ogni modo, come hai potuto capire esistono tantissime tipologie. Ecco perché è importante imparare a degustare: vedrai che entrando in questo mondo capirai a pieno la differenza tra l’uno e l’altro Whisky.